Inaugurazione
1º febbraio, ore 18.00 (su invito)
Ingresso
Intero € 5,00
Ridotto € 4,00
Scuole € 2,00
Biglietteria e info Tel. 010-5574004
Orario
Aperta tutti i giorni escluso il lunedì dalle ore 9.00 alle ore 21.00
Introduzione alla Mostra
Dal 2 febbraio al 3 marzo 2003, a Palazzo Ducale di Genova, si svolge una mostra
"Vico Magistretti. Il design dagli anni Cinquanta a oggi", che vuole rendere omaggio
all’opera dell’architetto Vico Magistretti, uno dei più illustri protagonisti
di quel fenomeno culturale e produttivo, l’Italian Design, che ebbe inizio nell’immediato
dopoguerra e lanciò lo stile della casa italiana nel mondo. Questa mostra racconta
quello speciale rapporto tra produttori e designers, fondato su una stretta collaborazione, che
ha fatto del design italiano un fenomeno unico al mondo per dinamicità e per durata nel tempo.
Oltre 70 prodotti di design industriale, progettati da Vico Magistretti per le più
importanti aziende italiane e straniere del l’arredamento, saranno esposti nel Loggiato
e nell’Appartamento del Doge, al piano nobile di Palazzo Ducale.
Il percorso espositivo copre un arco di oltre cinquant’anni e propone le tappe
più importanti del lavoro di Vico Magistretti, dal 1946 al 2003. Esposti nella mostra,
i prodotti più significativi disegnati per la produzione di serie: sono sedie, lampade, tavoli,
letti, cucine, armadi, librerie, oggetti reinventati nell’uso e nelle forme, secondo lo stile
misurato ed elegante di Magistretti.
Quasi tutti sono ancora in produzione e continuano ad essere dei bestsellers.
A conferma che "un oggetto di buon design deve durare a lungo, 50 o anche 100 anni", come sostiene
lo stesso Magistretti.
La mostra nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Schiffini, Comune di Genova e Palazzo Ducale
di Genova, che sono promotori dell’evento, con il contributo di Cosmit, organizzatore del Salone
Internazionale di Milano, e con il patrocinio del Comune di Genova. Sponsor della mostra sono
Schiffini Mobili Cucine, Flou, e la rivista Casamica della Rcs periodici.
Tema della Mostra
"Design è anche guardare gli oggetti di tutti i giorni con occhio curioso".
È una delle frasi di Vico Magistretti, che scandiscono il percorso della Mostra ed
esprimono le sue riflessioni sul design.
Vico Magistretti, progettista di fama internazionale, fa parte di quella scuola milanese di
architetti che, affascinati dal design e dalla produzione per la grande serie, già nella
seconda metà degli anni Quaranta, collaborano attivamente con le aziende che producono
mobili e oggetti d’arredamento. L’Italian Design nasce allora e si sviluppa negli anni Sessanta,
in quel periodo di grande fermento creativo che trova il suo punto di forza nel rapporto di
stretta collaborazione tra designers e produttori. È da questo intenso scambio di idee e
di esperienze che ha origine un nuovo tipo di approccio progettuale, basato sulla produzione per
il grande numero. Dalle idee e dalla matita di Vico Magistretti nascono progetti innovativi
destinati a rivoluzionare la produzione d’arredo in Italia, influendo in modo determinante
anche sul gusto degli italiani e sulle loro abitudini. Nasce così un modo nuovo di
concepire gli oggetti di tutti i giorni che, rinnovati nella forma e nell’uso, sono destinati
a diventare dei bestseller in tutto il mondo.
"Nel design ciò che conta è il concetto espresso con uno schizzo".
Da uno schizzo alla forma concreta: Magistretti non ha mai fatto disegni tecnici, ma schizzi
che esprimono un’idea. Convinto che certi pezzi siano concettualmente così chiari e semplici
da poter essere comunicati per telefono. E gli schizzi, a volte tracciati casualmente sul retro di
una busta o su un biglietto della metropolitana, sottolineano tutto il percorso espositivo.
È il suo personale modo di lavorare, colloquiando con i tecnici e con i produttori, per
un confronto e uno scambio di idee sulla realizzazione di un prodotto:
"Design vuol dire anche parlare assieme".
Per la sua formazione razionalista Vico Magistretti è sempre stato interessato al design
per la grande serie, al grande numero destinato a un vasto pubblico: affascinato dalla
riproducibilità di un oggetto più che dall’unicità di un singolo pezzo.
"Negli anni Sessanta la produzione di serie è stata un passaggio chiave per l’Italian Design,
che ha avuto la fortuna di realizzare il criterio sociale del Bauhaus: produrre mobili per tutti".
Percorso e contenuti
Nel progetto di allestimento, mobili e oggetti sono collocati su grandi pedane quadrate
(sollevate 20 centimetri da terra) che scandiscono il percorso espositivo. Il grande numero
dei pezzi esposti evidenzia il concetto di ripetitività per la produzione di serie:
pile di sedie, fitte sequenze di lampade, boschetti di oggetti che la collocazione rende
presenze quasi astratte. Tutti i prodotti sono esposti in ordine cronologico, suddivisi per
decenni. Degli anni del dopoguerra sono esposti 3 pezzi storici. Si parte dal 1946, anno in
cui Vico Magistretti disegnò una poltroncina pieghevole in tela per la Rima (Riunione
Italiana per le Mostre di Arredamento), da esporre nel palazzo della Triennale, a Milano. Dello
stesso anno, il progetto di una libreria-scaletta che verrà presentata a una mostra
organizzata da Fede Cheti nel 1948-49, alla quale Magistretti partecipa, insieme ad Achille
Castiglioni, Marco Zanuso, Ignazio Gardella, Franco Albini.
Sono del 1949, invece, i tavolini in legno sovrapponibili prodotti da Azucena, un’azienda fondata
dagli amici Ignazio Gardella e Luigi Caccia Dominioni.
Poi, negli anni Cinquanta, una pausa: Magistretti si dedica soprattutto all’architettura.
Ma è negli anni Sessanta che, anticipando con intuizione le nuove esigenze abitative,
disegna alcuni degli oggetti più noti al grande pubblico: pezzi che sono entrati a far
parte della vita quotidiana di molte persone. Come la sedia Carimate che viene messa in produzione
nel 1960, grazie a un dinamico imprenditore dell’epoca, Cesare Cassina che ne intuisce le
potenzialità. La sedia diventerà il simbolo della Swinging London e la sedia dei
Beatles. Qualche anno dopo, nel 1965, un altro successo: la piccola lampada Eclisse,
versatile e colorata, prodotta per Artemide da un altro imprenditore illuminato, Ernesto
Gismondi. Lo stesso che, nel 1969, produce una sedia rivoluzionaria in plastica stampata,
Selene, uno dei pezzi di Magistretti più venduti al mondo. È del 1966 anche la prima
cucina disegnata per Schiffini, Timo: inedita perché ha la presa della maniglia invisibile,
nascosta nel profilo del telaio dell’antina. Una vera innovazione tecnica e formale.
Seguono gli anni Settanta, testimoni di una proficua collaborazione tra Magistretti e le industrie
più importanti: nascono in quel periodo, la geometrica lampada Atollo, ancora oggi uno
status symbol (Oluce,1977); la libreria Nuvola Rossa (Cassina,1977); il divano Maralunga con
l’innovativo poggiatesta morbido, reclinabile sullo schienale (Cassina,1973).
Ma è il primo letto tessile, Nathalie (Flou, 1978), completamente sfoderabile, da vestire
e svestire a piacere, che rivoluzionerà il modo di concepire il letto.
Del 1981 è invece il divano più provocatorio e, forse per questo, il più amato
da Magistretti, Sinbad di Cassina: una semplice coperta da cavallo nei colori delle scuderie
inglesi, "posata" elegantemente su una struttura imbottita.
Gli anni Ottanta vedono la collaborazione con De Padova che dà origine a tanti progetti
significativi, come il tavolo Vidun (1987), la sedia Silver (1989).
Vico Magistretti ha disegnato molte sedie: negli anni Novanta nascono alcune fra le sue sedie
più vendute, come la Maui per la Kartell nel 1996; la Vicocone (1994) e la Vicoduo
(1997) disegnate per l’azienda danese Fritz Hansen. A questa feconda stagione appartengono anche i
mobili trasformisti progettati per Campeggi: Ospite letto del 1996, l’appendiabiti Broomstick.
Magistretti arriva senza soste al Duemila, progettando ancora nuovi prodotti. L’ultima lampada
per Fontana Arte, del 2003, è un’applique che si chiama Bruco. E poi, sono in cantiere una
nuova sedia per De Padova e una per la Thonet.
Se si pensa che quasi l’80% dei pezzi che Magistretti ha disegnato sono tutt’ora in produzione, si
capisce che i prodotti più significativi sono anche quelli che hanno fatto la storia delle
aziende per le quali Magistretti li ha progettati.
Disegnare per tutti: questo il suo obiettivo. Convinto com’è che il design sia
un processo concettuale, e abbia - rispetto all’architettura - un legame molto più
diretto con la realtà "perchè entra nelle case della gente".
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