TRE GALLERIE PER
FLUXUS
Ultimato l’”Italian Tour” che fra lunedì e martedì
ha portato un gruppo di artisti e di sostenitori ad attraversare in pullman
l’Italia del Nord per incontrarsi con amici e collezionisti di Fluxus, accolto
a Novara da Liviano Papa, a Verona da Francesco Conz e quindi a Baggiovara
dalla famiglia di Carlo Cattelani ed a Milano da Gino Di Maggio, la settimana
Fluxus torna a far perno su Genova, dove si era inaugurata domenica sera con il
saluto del Sindaco, Giuseppe Pericu, ed una performance realizzata nei
Magazzini del Cotone, in uno spazio concesso dalla S.p.a. Porto Antico.
L’importanza di questo rapidissimo viaggio, ideato da Ben Patterson, al di là
del calore amichevole e della simpatia destata nel pubblico si è palesata nella
riattivazione del tutto spontanea e coinvolgente di quello stesso nomadismo che
Fluxus aveva sperimentato già nella fase iniziale, nei primi anni ’60,
spostandosi di continente in continente per dar vita a festival e concerti. E,
non meno, nella straordinaria capacità degli artisti di proporre, nelle varie
sedi toccate, lo stesso repertorio (costituito da brani degli amici Fluxus
ormai scomparsi) con modalità semplici ma sempre nuove e profonde.
In attesa dell’evento centrale, rappresentato
dall’apertura – in programma questa sera - di “Fluxus Constellation”, la mostra
allestita dal Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, sono state inaugurate,
nella serata di ieri, in tre gallerie cittadine, altrettante rassegne
collaterali, coordinate dalla Associazione Amici del Museo di Villa Croce.
Prima ad andare in scena, al Vicolo, in salita
Pollaiuoli, è stata “Multifluxus”, esposizione delle grafiche raccolte in un portfolio
di straordinario interesse, realizzato nel 1982 da Factotum Art, in cui
compaiono lavori di Robert Filliou, Dick Higgins, Joe Jones, Bob Watts.
Nell’occasione sono stati presentati, con l’intervento dei Fluxers convenuti a
Genova, anche alcuni multipli e gadgets messi a punto per l’occasione,
come una tiratura di T-Shirts con il logo di Fluxus e un lotto di bottiglie
di Barbera Fluxus d.o.c. .
Imperniata invece su documenti
fotografici estratti da raccolte e archivi privati, “Photoreportage”, la mostra
allestita da Ellequadro Documenti (Vico Falamonica 3/1) che allinea immagini
d’epoca di una ventina d’artisti fra i quali si annoverano George Maciunas,
Ay-O, Nam June Paik, Tomas Schmit, Emmett
Williams, La Monte
Young, Miriam Zazeela.
In relazione ancor più stretta con il quarantesimo
anniversario del movimento si pone infine “Happy Birthday Fluxus”,
manifestazione che raccoglie da Joyce and Co., libreria-galleria d’arte con
sede in Vico del Fieno, otto lavori “sul tema” degli artisti convenuti a
Genova. Nel loro ambito particolarmente degne di nota appaiono le opere di
Larry Miller, che elabora il codice genetico di Fluxus, di Eric Andersen (la
foto di una sua “scultura che scompare”); l’invito di Giuseppe Chiari a
“suonare il violino sul tram” e la frase di Ben Vautier che mette in parodia
una fra le sue opere più celebri (“Regardez moi, çela suffit”) ed uno dei suoi
temi ricorrenti (la polemica contro l’”ego” ipertrofico degli artisti) con una
scritta che recita: “Poichè Fluxus non ha potuto liberarsi del mio ego,
continuate a guardarmi”.
La serata si è chiusa con un intrigante détour
che ha unito l’arte alla gastronomia, con il “Flux-dinner” predisposto dal
poliedrico ristorante BARAKà, gestito da Gisella Badino, Sabrina Idà, dallo chef
Angelo Pregoni e dal suo “aiuto” Sabrina Gabutti, con portate ispirate a performances
storiche del gruppo o che hanno implicato l’attiva partecipazione degli artisti
intervenuti.
Come nel caso della “Zuppa tosco-brasiliana di fagioli neri”, servita da Alison Knowles, nella cui attività i vegetali hanno parte preminente o del “Cinghiale di ‘Sala’ al Barolo”, consumato dopo una vera e propria caccia ingaggiata fra le colonne seicentesche del locale, antico ingresso (al 40 R. di Via ai Quattro Canti di San Francesco) dello storico Palazzo Durazzo.