Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





ARTE DEBOLE

Sotto l'insegna dell'"Arte Debole", denominazione che scopertamente rimanda alle tesi filosofiche di Vattimo, si sono riuniti, a partire dal 1986, artisti (alcuni dei quali provenienti dall'esperienza del Gruppo di Ricerca Materialista) e designers, di area torinese e milanese,coinvolti nel progetto di un'arte che - come ha scritto Maria Teresa Roberto in un recente numero di Flash Art - "sottrae senso al mondo per restituirlo sotto forma di decorazione".
Benché il gruppo si configurasse sin dall'origine come tutt'altro che omogeneo (e tale sia rimasto anche dopo la divaricazione registratasi con la frazione costituita da artisti-designers quali Bruno Ester, Denys Santachiara e Luca Scacchetti, ché non si vede quale rapporto sussista fra i lavori di Gian Carlo Pagliasso e Renato Ghiazza da un lato e quelli di Luigi Antinucci o di Renato Alpegiani) un'essenziale concordanza si è stabilita nella riflessione sull'epoca presente ove - afferma Pagliasso - diviene sempre più evidente "la necessità dell'inutilità attuale dell'arte". L'aspetto centrale dell'analisi svolta intorno alle coordinate dell'epoca consiste nel riconoscimento del "venir meno del referente", della perdita di realtà subita da natura e soggetto, compensata dall'intensificazione "spettacolare" veicolata dai mass-media.
Il tentativo di questi artisti si dispiega quindi nel sottolineare questo latente processo di depotenziamento del reale, esaltando una visione di superficie che denuncia la "consapevo- lezza della mancanza del fondo". Per approdare a questi esiti, Renato Ghiazza e Giancarlo Pagliasso - le cui opere vengono ora esposte dallo Studio B 2 in una mostra intitolata all'"oggetto" che si giova di un catalogo a cura di Viana Conti - si valgono di una strumentazione retorica (concentrata pertanto su procedimento discorsivo ed artificio) che il primo impiega in una declinazione chiasmica, basata sul rovesciamento di posizioni, sull'alternarsi dei vuoti e dei pieni, ed il secondo invece in una variante ossimorica, fondata sul melange di tratti discrepanti, pur nella comune propensione all'uso combinato di materiali forti (metalli, legno ecc.) e deboli (poliuretano) nel quale la funzione coesiva è affidata a questi ultimi.
Sembra comunque di avvertire uno scarto fra la prospettiva di pensiero al cui interno l'operazione artistica aspira a collocarsi ed il linguaggio impiegato per esplicitarla, scarto che talora si evidenzia in una sorta di schematismo didascalico.
Una ulteriore occasione di riflettere sulla ricerca condotta dal nucleo storico dell'Arte Debole sara' offerta dall'imminente "Primavera '88", ove - nell'ambito di una rassegna cui prende- rannoparte dieci gallerie liguri - lo Studio B 2 presenterà, in aggiunta a quelli di Ghiazza e Pagliasso, lavori (d'una figuratività rispettivamenti enigmatica o fantasmatica) dei gia' menzionati Alpegiani e Antinucci.

s.r. (1988)

 





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