BELLA
Dopo il New Polverone di Corrado Levi, che torna alla carica su Flash Art International, la proposta di una
Nuova Astrazione Italiana formulata da Edoardo Di Mauro e Maria Grazia Torri, la ripresa della ricerca
concettuale, il freddo "incantamento" fotografico (esibito l'estate scorsa al PAC di Milano con esempi
esclusivamente stranieri, da Cindy Sherman a Clegg & Guttmann), la variante italiana della neo-oggettistica
entra in scena con "Bella", una multipersonale di Carlo Fontana, Ernesto Iannini, Annamaria Iodice, Claudio
Massini e Silvio Merlino, ospitata nel mese di novembre negli spazi della Polena di Edoardo Manzoni, in piazza
Cattaneo.
Questa mostra costituisce, almeno in apparenza, una svolta radicale nel lavoro dei cinque espositori, come
attesta il raffronto fra le opere eseguite lo scorso anno e le attuali.
Iannini, ad esempio, presentato a fine '87 da Claudio Ruggieri alla Pinta con pezzi di marcata ascendenza
totemico-primitivista (da taluno definiti come prodotti "afro-napoletani") trascorre oggi ad installazioni
più o meno accentuatamente monumentali, realizzate con l'assemblaggio di materiali tecnologici
disparati.
Analogo discorso può valere per Massini (il teorico del gruppo), che nel 1987 aveva realizzato un
ironico e ridondante "catalizzatore della passione materna" ove un torso femminile dipinto in rosso è
sormontato da volatili di varia specie, o per la Iodice, già autrice di oniriche figurazioni animali.
Svolta che risulta ancor più netta quando si consideri che, in uno scritto risalente a circa un anno
fa', l'operatività di questi artisti veniva descritta da Roberto Vidali (animatore di "Juliet", una
delle riviste più vivaci del settore, nonché da tempo compagno di strada dei protagonisti della
rassegna in argomento) in termini di "ispirazione e furore", di "attraversamento di una "giungla" intesa non
solo come distanza di sicurezza dal reale oggettivo ma come un primo luogo dove rendere possibile
l'instaurazione di una legge diversa", distaccandosi dal "sentimentalismo dei replicanti che dallo stato
effusiv sono approdati a quello neo-oggettuale e post-concettuale".
Nessuno scandalo, comunque, se le "finestre di conoscenza" di questi artisti si sono aperte su panorami
d'oltreoceano, segnati dagli indirizzi di autori come Bickerton.
Ciò che si deve ricercare è piuttosto, la specificità d'una operazione che, sin dal
suo titolo, mostra di voler recuperare l'oggettualità non in una dimensione concettualmente straniata
(quale potrebbe essere quella di Haim Steinbach) bensì in una modalità vitale, legando - nel caso
di Iannini - le apparecchiature costruite con soverchiante imponenza all'elemento naturale rappresentato dalla
farina (che già appariva con analogo intento nella su opera precedente) e determinandone la
finalità nella rivelazione dei sentimenti (non a caso i due lavori sono intitolati "Detectors d'impulsi
romantici").
Cos anche Claudio Massini, che introduce fra campiture monocrome e componenti metalliche la squillante
musicalità potenziale d'una tromba ("Cielo ragionevole", 1988).
La persistenza della pittura, al d là degli interimenti oggettuali in essa organicamente integrati,
è palese nella ricerca di Silvio Merlino, esemplificata da "Hallò Bubbùn",un'ampia tela ove
il profilo del continente asiatico - solcato da una scia di caramelle - sormonta il titolo, trascritto in
caratteri cubitali.
Una maggiore condensazione poetica (talora mancata per una troppo insistita ricerca di effetti) si riscontra
nella sala di Carlo Fontana che in "I.V. Italiana" - una sagoma rettangolare ricavata dalla combinazione di
elementi metallici (una sorta di meccano reso anonimo dal grigio industriale) diunanzia alla quale è
accesa una lampadina nel cui filamento è identificabile il profilo di una corolla - coniuga tuttavia
efficacemente materialità inerte e sensibilità inventiva.
Minimale - ma sottilmente evocativo - è infine l'intervento di Annamaria Iodice che nel
tracciare, servendosi di spilli variamente confitti, parole e nomi sulla tela ("Ota", "Nalini", "Garcia")
vi immette una presenza "altra", nel contempo manifesta e segreta.
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