Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





DARIO BERZAZZOLI DALLA PUBBLICITA' ALLA PITTURA


Esaltata da Calvino nella prima delle sue "Lezioni americane" la leggerezza è presto entrata, per abuso, nel novero delle virtù convenzionali: tutti o quasi ci reclamiamo lievi, impalpabili, toccando sovente un'altra e più radicale fra le qualità indagate nella narrativa dell'autore sanremasco: l'inesistenza.
Vi sono però ancora casi del tutto singolari in cui la leggerezza si manifesta al suo stato nativo. Ma solo di rado vengono allo scoperto, oltrepassando la cerchia immediata delle amicizie e delle relazioni professionali, non senza motivo, giacchè il tenersi appartati è sovente il presupposto di un'esperienza sciolta dai vincoli grevi della recita sociale.
Fra queste anomalie felici, senz'altro può farsi rientrare la vicenda di Dario Bernazzoli, cui ci riportano una mostra allestita dalla Galleria Sanlorenzo, nuovo spazio espositivo nel cuore del centro storico, e - insieme - un libro edito dalla editrice Marietti, introdotto da un breve testo di Giorgio Olcese.
Entrambi si affidano esclusivamente alle immagini (e questo, se è del tutto naturale per la mostra fa invece risaltare nel volume una carenza di apparati informativi e cronologici) per ricostruire un percorso snodatosi a lungo nell'ambito della grafica pubblicitaria ma approdata in ultimo a sviluppi apertamente consegnati all'espressione artistica attraverso la pittura, l'incisione, la ceramica.
E' all'inizio degli anni '30 che Bernazzoli, dopo un'esperienza di lavoro in tipografia, apre a Genova uno studio ove - con una breve parentesi milanese fra il '39 ed il '41, dovuta a ragioni politiche - eserciterà per oltre un quarantennio la professione di grafico, realizzando manifesti ed inserzioni per un gran numero di aziende italiane e straniere e, spesso, anche per enti pubblici. La sua attività in questo campo ottiene sin dagli inizi favorevoli riscontri, fra cui l'interessamento di Cassandre, forse il maggiore fra gli operatori del ramo fra le due guerre.
Per la Fratelli Cosulich pubblicizza il collegamento Mediterraneo-New York facendo solcare il campo azzurro del poster dal profilo bianco d'un transatlantico; per la Esso fa irrompere la mano che protende un barattolo attraverso una pagina di giornale che riporta gli annunzi del lancio di un nuovo lubrificante, innestando l'efficacia sulla sorpresa.
Ma sul finire degli anni '70, dopo un "quasi brusco distacco dall'attività pubblicitaria", matura un'esigenza espressiva del tutto svincolata dalle tecniche della comunicazione di massa che si dispiega - scrive Olcese - in "una pittura-dialogo tra verità ed emozione".
Nei suoi dipinti, e più ancora nelle incisioni (litografie ed acqueforti che ama riprendere, in alcune parti, con il colore), il paesaggio e gli oggetti della quotidianità sono rappresentati con una puntigliosità apparentemente ingenua di cui l'artista si vale per distaccarsi dalla temporalità ed accedere ad una "fissità densa d'attesa" ove l'aspetto familiare delle cose cede ad una loro trasfigurazione fiabesca. Che si attua non per il tramite forzato del "meraviglioso" od attraverso la divagazione onirica, ma per la via piana d'una semplicità che riesce ad evitare le secche del convenzionale.
E nel vedere gli scorci di riviera, il vaso dei gerani alla finestra, la vetrinetta zeppa di zuppiere e di statuine affiorare "da una fitta rete di tratti sottili come pioggia di primavera" (Olcese), frutto d'un lavoro paziente e minuzioso, ripetuto giorno per giorno, si comprende la ragione che ha indotto Bernazzoli a scegliersi come marchio l'immagine stilizzata d'una chiocciola, lento e costante, umile e familiare, mollusco dei nostri orti.

s.r. (1990)





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