BERTO FERRARI: IL MARE IN UNA TELA
Viene a colmare una lacuna nel panorama dell'arte del secolo
appena trascorso che tocca più da vicino la nostra regione, la collana "Artisti
di Liguria" che l'editore De Ferrari inaugura con la monografia che Giovanni
Paganelli e Tito Pelizza hanno dedicato a Berto Ferrari.
Se infatti risultano ormai approfonditamente indagate, da autori come Vitaliano
Rocchiero e Gianfranco Bruno, la cultura e la produzione pittorica ligure
nell'arco temporale che si estende fra la seconda metà dell'Ottocento ai primi
decenni del Novecento, dalle rinnovate esperienze paesaggistiche di Rayper e De
Andrade alle declinazioni simboliste (e divisioniste) di Nomellini e Merello,
sono mancati sino ad oggi - con l'eccezione degli studi consacrati ad Oscar
Saccorotti od a Alberto Salietti - specifici inquadramenti per quegli artisti
che hanno attraversato, con la loro opera, buona parte del ventesimo secolo,
mantenendo attivo il legame con gli impianti figurativi elaborati nel corso
della loro prima formazione.
Alcuni di questi (Antonio Schiaffino, Giuseppe Sacheri, Romolo Pergola)
rientrano nel programma editoriale avviato con la pubblicazione del volume
su Berto Ferrari (1887-1965), scelto presumibilmente come battistrada non solo
per le sue intrinseche qualità di pittore ma per l'intima adesione al paesaggio
ligure ed all'immagine urbana di Genova che ne fanno un interprete straordinario
di scorci e atmosfere tipici di un passato ancora vivo nella memoria di molti.
Il volume, introdotto da un testo di Giovanni Meriana, dà conto con grande
scorrevolezza della vicenda di Ferrari, scandendola in fasce temporali estese
ad uno o più decenni principalmente per comodità espositiva, dato che sin
dall'esordio viene rimarcato, con assoluta proprietà, il suo tratto di artista
refrattario (nonostante le numerose frequentazioni in quegli ambiti) alle
suggestioni simboliste prima e novecentiste poi, ancorato senza sostanziali
svolgimenti ad una poetica incentrata sull'"immediatezza realistica", sulla
"rivelazione della luce e del colore".
Una scelta, questa, evidente sin dalle primissime prove, come "Spiaggia a
Bogliasco - Lavandaie" (1910) e "Mattino di sole - Pieve di Teco" (1915), dove
il colore, ancora denso, accoglie riflessi di penetrante intensità. Stesure
sempre più leggere e mobili caratterizzano i lavori del successivo decennio fra
cui spiccano "Rupe a picco sul mare a Sori" (1922), con i sottili trapassi di
tonalità verdi ed azzurre, e "Nel porto" (1928), ove i vincoli compositivi
posti dal tema sono elusi in una visione sfocata e vibratile. Le opere forse
più significative sono identificabili in due quadri del 1935 che raffigurano
la spiaggia di Sturla, dove il pittore aveva casa: "Nevicata a Sturla" e
"Festa del mare a Sturla", nei quali vengono rese con sensibilità due
atmosfere antitetiche: deserta e quasi livida la prima, gioiosamente animata
la seconda.
Nel percorso tracciato attraverso il corposo corredo di riproduzioni che
costituisce il cuore del volume, si affacciano nature morte, ritratti, interni,
a riprova della varietà del repertorio dell'autore: che rimane però, sino alla
fase estrema della sua vita, legato al paesaggio e, in particolare, alle marine.
Ancora in "Bagnanti alla scogliera di Nervi" (1945) e ne "La Torretta di Nervi"
(1952) la pennellata corsiva di Ferrari mostra quella vitalità piena che ha
guidato Paganelli e Pelizza nella scelta del sottotitolo del loro studio
("Il mare in una tela") e gli ha assicurato la fortuna, anche postuma, di cui
riferisce, in un altro contributo, Debora Colombo.
s.r. (gennaio 2001)