RENATA BOERO : LA PITTURA DIMENTICATA A MEMORIA
Per nulla dimentica della pittura (come vorrebbe il titolo - paradossale ed arguto ma fuorviante nel sintetizzare le problematiche sollevate - dello scritto incluso in catalogo) Renata Boero, artista accreditata di un curriculum internazionale già ragguardevole, riunisce nelle sale dello Studio Ghiglione parte, forse eccessiva rispetto alle dimensioni della galleria, del suo lavoro recente.
Questo si riscontra procedere lungo una direttrice delineatasi verso il finire degli anni settanta, quando lo schema strutturale dei "Cromogrammi" (basati sulla reciproca interferenza della traccia di colore e di una griglia geometrica ottenuta mediante la piegatura della tela),su cui nel periodo precedente si era imperniata la ricerca, cede ad una gestualità istintiva che nel recupero di forme organiche, nel concatenarsi di configurazioni curvilinee sembra connettersi al discorso pittorico degli esordi (1959) ove traspare evidente la propensione per un impianto compositivo articolato in volute e motivi circolari".
La "memoria" cui fa riferimento il titolo viene identificata da Achille Bonito Oliva nel testo introduttivo dianzi citato - fuori dagli ambiti del vissuto consapevole o del mero repertorio di dati - come "profondo deposito di pulsioni e di forme stratificate e spossessate rispetto al loro artefice e dunque rese nella loro energetica conformazione sulla superficie del quadro", in un'accezione che l'approssima ad una sorta d'inconscio automatismo fisico.
Considerazione, quest'ultima, confermata oltre che dal persistere nelle opere esposte -segnate così da aggregazioni tumultuose come da un più intenso cromatismo- di forme "larvali e prenatali", dalle parole stesse dell'autrice: "Ed è come se il mio gesto nel premere la tela sapesse già, ma poi si dimentica, e allora si riinventa tutto".
s.r. (1988)