Hozro: materiali sulle arti visive a Genova






FIGURE DELL'ANIMA. PERCORSO NELLA MOSTRA

Già oltremodo intrigante nell'allestimento presentato nelle sale del Castello Visconteo a Pavia, "Figure dell'anima" si presenta a Genova con un volto nuovo. Non solo per il "respiro largo" che la mostra assume, secondo la curatrice Bianca Tosatti, negli spazi di Palazzo Ducale o per il maggior numero di opere esposte (di Aloise, degli artisti di Gugging) ma per il taglio pi concentrato sulle figure (Claudio Costa, Davide Raggio, Stefano Grondona, Gino Grimaldi) che hanno - in tempi e vesti diverse - operato all'interno di istituzioni psichiatriche liguri. All'interno dell'Appartamento del Doge la mostra segue un percorso in cui gli snodi cronologici, le affinità tematiche o le appartenenze di gruppo, le assonanze d'ordine estetico si sostengono vicendevolmente creando un flusso che ingloba senza stridori personalità ed opere fra loro assai diverse. Solo nella parte finale, l dove sono presentati i lavori di artisti attivi in alcuni centri italiani, l'andamento assume una cadenza oppositiva in cui viene messo a fuoco il contrasto fra le posizioni di coloro che, come gli esponenti de La Tinaia di Firenze, privilegiano gli aspetti terapeutici e di chi, invece, come il collettivo Wurmkos di Sesto San Giovanni, si concentra sul ruolo artistico dei suoi membri. La tesi di fondo che sembra emergere - anche attraverso figure cardine come Arnulf Rainer e Claudio Costa - è quella del riconoscimento di una identità ampliata dell'arte che non fa differenze fra la produzione degli artisti professionali e dei creatori spontanei, distaccandosi così dall'impostazione dubuffetiana che concepiva l'art brut come una alternativa radicale all'arte colta, inconciliabile, quasi per natura, con i suoi canoni obsoleti. Si comprende, in quest'ottica, perché la mostra "parli" soprattutto tedesco (nelle declinazioni svizzere, austriache oltre che propriamente germaniche) e italiano, escludendo nettamente il versante francese. La prima sala, dedicata ad Aloise, è di grande impatto estetico: una sorta di fantasmagoria in rosa ed azzurro con coppie d'innamorati e donne con vaporose acconciature (provenienti dalle raccolte del Museo di Solothurn) che, disposte in tralice fra due lastre di vetro, sembrano navigare nell'aria. Attraverso la sala di Adolf Wolfli, una delle figure eponime dell'"arte irregolare" (è il primo paziente per il quale si rompe il riserbo clinico e che diviene protagonista di una monografia di argomento artistico, a firma del Dottor Morgenthaler), rappresentato con opere provenienti dal Kunstmuseum di Berna fra cui spiccano tre eleganti collages che intercludono immagini da rotocalco in cornici di sapore cosmatesco, si passa al cuore della rassegna, costituito dalle opere della Collezione Prinzhorn. Nel breve spazio d'una stanza si dischiude un panorama estremamente complesso, abilmente sfruttato dai nazisti a contrappunto delle opere degli artisti d'avanguardia nella famosa esposizione sull'"Arte degenerata" per provare una tesi specularmente opposta a quella sottesa alla mostra odierna. Qui, accanto agli scartafacci di Oskar Voll, alle "Immagini prodigiose documentabili fotograficamente" di Carl Lange ed alle partiture scrittorie di Barbara Suckfull, compare un disegno di August Natterer ripreso quasi letteramente da Max Ernst in un suo quadro famoso. Completano la parte "storica" i minuziosi disegni realizzati al buio, sotto l'influsso di uno spirito guida, da Madge Gill, i profili di Carlo Zinelli, l'"alfabeto essenziale dei segni" di Mary Barnes, indagato in catalogo da Gianfranco Bruno. E, ancora, i disegni deformati di Louis Soutter e le elaboratissime figure ornamentali del barbone milionario Scottie Wilson. Aprono verso le situazioni contemporanee le sale dedicate ai lavori di Arnulf Rainer a quattro mani con i pazienti di Gugging ed all'opera di Claudio Costa, l'animatore dell'Istituto per le materie e le forme inconsapevoli di Genova-Quarto, precocemente scomparso nel 1995. Qui, in un angolo, compare una scultura che può essere assunta a simbolo del disagio e dell'oppressione vissute dai protagonisti della mostra: una pesante incudine conficcata fra un cuore ed un cervello. Attorno ai grandi dipinti di August Walla ed ai profili in bianco e nero di O.T. (Oswald Tschirtner) si dispongono le opere degli artisti di Gugging, cui segue il diramarsi delle esperienze italiane attuali. In quest'ambito particolare interesse riveste l'installazione del gruppo Wurmkos, una sequenza di fotografie in bianco e nero di personaggi ritratti con oggetti presentati nel corso della mostra pavese. E l'ambiente costruito da Michele Munno per ospitare i dipinti realizzati all'interno del "Laboratorio di Pittura Adriano e Michele": un parallelepipedo inclinato di trenta gradi per alterare l'usuale percezione intitolato "Con una zeppa la casa casca". Ma in chiusura, oltre alle incisive presenze genovesi di Raggio e Grondona, va ribadito lo straordinario interesse delle opere di Gino Grimaldi provenienti dalla chiesa dell'ospedale psichiatrico di Cogoleto, esposte nella cappella: pitture ridondanti e minuziose, dove ogni capigliatura, osservata attentamente, rivela un profilo; dove l'ala d'un angelo lascia intravedere, in ogni sua piuma, un volto, in un gioco di simulazione magistrale e illimitato.

s.r. (1998)





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