UN PROGETTO DI MAIL ART: "CHE COSA E' IL TEMPO?"
Della Mail Art si parla come del più esteso fenomeno
artistico degli ultimi quarant'anni. Con ragione, probabilmente, considerato
il grande numero di cultori e la smisurata quantità di opere prodotte, in
quella che Ken Friedman, uno dei pionieri della tendenza, ha definito
"una vorticosa girandola di spedizioni e di eventi".
I bassi costi e l'uso di un tramite universale, la posta, hanno permesso la
diffusione planetaria di questo modo espressivo antielitario e spontaneo,
rimasto sempre - nonostante il crescente numero di rassegne, di archivi e di
pubblicazioni antologiche - ai margini dell'ufficialità se non propriamente
sotterraneo.
Una genealogia costruita a posteriori fa risalire le origini della Mail Art
alle lettere di Van Gogh al fratello Theo, in cui erano inclusi abbozzi di
lavoro. E sarebbe agevole risalire anche più indietro. Al di là però dei pur
corposi precedenti rinvenibili nelle avanguardie storiche, in futuristi come
Balla, Cangiullo o Depero, in dadaisti come Schwitters e Duchamp, alla sorgente
della pratica si pone l'attività di Ray Johnson, che agli inizi degli anni '60
diede vita alla New York Correspondance School, una rete internazionale di
scambio fra artisti e poeti, volta a realizzare non solo una circolazione
alternativa e gratuita delle opere ma forme di collaborazione a distanza,
attraverso interventi sui lavori ricevuti.
Il propagarsi su scala mondiale di questa trama di contatti e di esperienze
ha di fatto portato l'arte postale a prefigurare la struttura di internet,
permettendo - come ha osservato Vittore Baroni - "per quasi quattro decadi
a persone di ogni età e provenienza di 'navigare' liberamente, senza spostarsi
da casa, fra progetti collettivi e corrispondenze personali, con contatti
sparsi per il globo, scavalcando la rigidità unidirezionale dei mezzi di
comunicazione di massa".
Dopo le vicende di poeti visivi come Vitone e Tola, fortemente coinvolti
negli anni '70 in questo tipo di esperienze, e le provocazioni del centro
di comunicazione ristretta "Mohamed", ideato da Plinio Mesciulam, a
riproporre la Mail Art all'attenzione dei genovesi viene ora una mostra
allestita sino al 20 dicembre in un locale di fronte a Porta Siberia da
Kaiman Art & New Trends. La rassegna riunisce lavori inviati da 138 artisti
di 25 nazioni, dall'Australia alle Filippine, dalla Repubblica Ceca agli Stati
Uniti, nell'ambito del progetto "Il linguaggio nell'arte fra parola e immagine:
cos'è il tempo?", avviato da Francesco Masnata e curato da Linda Kaiser.
In cinque raccoglitori bianchi disposti su un tavolo sono racchiuse in ordine
rigoroso una varietà singolare e stimolante di cartoline, fogli, buste, in cui
si dispiega il ventaglio delle tecniche più diffuse tra i "mailartisti": dal
collage ai timbri, dai francobolli reinventati ai supporti inusuali. La
tematica del tempo viene evocata attraverso riferimenti visivi (orologi,
sequenze musicali, corridoi da percorrere ecc.) per lo più associati a giochi
verbali. "Time is money" proclama Klaus Groh mentre Geza Perneczy paragona il
tempo ad un tratto di filo azzurro avvolto su un rocchetto immaginario.
Una figura senza volto dal cui petto si rovescia un assembramento di caratteri
tipografici è la risposta condensata in immagine di Pete Spence, mentre Keith
Bates sottolinea l'irreversibilità della successione temporale in un finto
biglietto di viaggio. Ma tutto è da vedere (e magari da toccare) in questo
assortimento di "mirabilia" tascabili, dove l'invenzione si realizza in una
manualità imperfetta e la banalità si riscatta nello humour. Per chi non avesse
il tempo di accostarvisi di persona, una selezione è disponibile in rete
all'indirizzo http://www. kaiman.com .
s.r. (dicembre 2000)