ROBERT MAPPLETHORPE
Un autoritratto dell'83 lo inquadra sotto una stella a cinque punte, rovesciata, vestito d'un impermeabile in pelle aperto su camicia e papillon, mentre impugna fra le mani guantate un mitra.
Lo sguardo è freddo, il volto debitamente inespressivo come esige la nitida messinscena dandystica: al contrario di molti suoi soggetti, Mapplethorpe si esibisce di fronte all'obiettivo senza scoprirsi, senza evidenziare le idee che ha su di sé e sulla propria immagine.
Idee che, al contrario, attraverso una tecnica negativa (quella di un "regista che non vuole dirigere") riesce a liberare nei modelli rivelandone le fantasie nel momento stesso in cui li effigia come "personaggi monumento" (Celant), come sostituti contemporanei delle sculture classiche.
Sfogliando a caso un catalogo ritroviamo nel Diadoco in bronzo del Museo Nazionale di Roma scorci che Mapplethorpe ha isolato in talune inquadrature di Derrick Cross, incorporandovi tuttavia - al di là del gioco di volumi reso attraverso un'accurata calibratura delle luci e l'esatta definizione dei contorni - un'acuta e pervasiva intuizione della sensualità inerente al soggetto.
Questa tensione verso composizioni atte ad inglobare nella perfezione della forma l'energia vitale che promana dai protagonisti trova un culmine nelle riprese di eventi pornografici, ove l'enunciazione tutt'altro che dissimulata dei contenuti, l'esibizione di organi o rapporti sessuali non erompe in una lacerazione trasgressiva ma si circonclude, come nota Celant, nella raffigurazione sofisticata.
Sebbene l'interesse per la pornografia si collochi tra i primi motivi ispiratori dell'attività artistica di Mapplethorpe, basata agli esordi sull'assemblaggio di materiali acquistati nei negozi newyorkesi della quarantaduesima strada specializzati in materia, e l'autore dichiari di riconoscere in essa "una sessualità più interessante... la cosa più stimolante che in cui mi sono imbattuto, un po' perchè di fatto non la si conosce mai", va dunque osservato come nelle sue immagini non prevalga una componente esteriore, plateale, bensì "un aspetto misterioso e oscuro" che fa sì che un individuo - sia esso Patti Smith o Lisa Lyon - acquisisca personalità differenti; che permette di cogliere la "carica sexy" di un fiore ("se fotografo un fiore od un pene non faccio nulla di diverso: mi concentro su un soggetto diverso. Con i fiori l'unica differenza sta nel fatto che si tratta di una natura morta e che non devo preoccuparmi d'una esposizione lunga").
Peculiarità, questa, che situa l'abbraccio di Thomas - uno dei prediletti "black men" - e Dovanna, esposto da Locus Solus con altre fotografie di nudo, ritratti e still life, in un ambito "che sta tra il gioco e la vita", quasi un ikebana di figure assai prossimo alla conturbante immobilità vegetale d'un cactus od al profilo squisito d'un giglio.
s.r. (1989)