LAURA MASCARDI
Al novero degli artisti venuti in luce nel corso di questo decennio appartiene Laura Mascardi, la cui prima personale - tenuta alla Galleria Unimedia - rimonta a poco più di tre anni or sono.
Dopo altre significative apparizioni (fra le quali ricordiamo la mostra "Identità dell'immagine", curata nel 1987 da Mauro Bocci al centro d'arte "Le Prigioni" di Genova Sestri e la recente "Arte a Palazzo", rassegna estiva dell'Associazione Ligure d'Arte Contemporanea svoltasi in Palazzo Rocca, a Chiavari) la Mascardi presenta sino al prossimo gennaio la sua produzione ultima nelle sale di "V-idea", accompagnandola - in maniera del tutto pertinente, essendo lo spazio il principale, se non l'unico, punto di riferimento genovese per la video-arte - dalla proiezione di un video-dialogo con il critico Germano Berigheli.
L'opera della Mascardi esibisce, oggi, il segno d'una maturità artistica ormai pienamente acquisita ove la tecnica, padroneggiata con naturalezza, sostiene un discorso condotto sul registro sottile (e insieme impervio) dell'emozione.
Ma - come ha scritto Beringheli nel presentarne un'esposizione presso la Galleria La Soffitta di Sesto Fiorentino - non ci si trova, qui, "di fronte alla condensazione d'un immaginario lusingato dalla suggestione illusionistica della possibilità di riprodurre la natura attraverso la compenetrazione del veduto e del vissuto come sensazione".
Come ogni artista sensibile ed avvertito, Laura Mascardi si mostra consapevole del fatto che il suo operare deve indirizzarsi non verso il sentimentalismo agevole d'una "pittura della natura" bensì - rovesciando l'espressione - verso la "natura della pittura".
Scarta perciò la via della mera riproduzione naturalistica per leggere la natura come tavola pittorica originaria ove, come per Ruskin, "vi sono ombre verdi lungo la zolla erbosa, mezzeluci grige sulle rocce; vi sono tocchi appena percettibili di calore fuggente e caute luci lungo i loro margini", ove "ciascun cespuglio, ciascuna pietra, ogni ciuffo di muschio ha una propria voce in capitolo e s'unisce con un carattere individuale al valore universale", accettando la sfida ch'essa propone e che consiste nel tentativo di dar vita ad un analogon, all'universo affatto autonomo d'un'opera nella quale "il cambiamento palpitante, perpetuo; la soggezione del tutto ad un'unica influenza" siano date "senza che alcuna parte o porzione venga perduta o fusa", istituendo un'"unità d'azione" che non prevarichi "l'infinità delle cause agenti".
s.r. (1989)