BIANCA PASSARELLI ALLO STUDIO LEONARDI
Il lavoro di Bianca Passarelli individua un punto di equilibrio (delicato ma, al tempo stesso, non precario) fra i contenuti emozionali della percezione estetica ed il valore puro (mentale) della forma.
Che i primi appaiano come raggelati nel sistema di tracce lineari (contraddistinto da un'ortogonalità non meno assoluta perché non insistita) che definisce lo spazio rappresentato non esclude (né limita) la loro continuità subliminare; al contrario è questa ad istituire lo scarto normativo che fonda l'artisticità dell'operazione.
L'immagine risulta fissata in uno stadio di determinazione in apparenza non compita (cui fanno riscontro un colore che non si esibisce nella sua pienezza bensì come trasparenza e la riduzione della profondità ad un simultaneo tratteggio di superfici) attraverso una tecnica impiegata con una consapevolezza ai limiti del virtuosismo.
Il carattere essenzialmente autoriflessivo di questa ricerca, asseverato dalle ricognizioni fotografiche di Alberto Terrile si riscontra peraltro contraddetto dall'ambientazione (un susseguirsi di segnali direzionali che dalla strada salgono ad invadere gli ambienti della galleria, annodandosi in un motivo che rimanda ad uno scorcio aeroportuale raffigurato in un quadro e diramandosi quindi per impiantito e pareti) realizzata in collaborazione con Gaetano Sabatino, ambientazione che, pur se in certa misura ridondante, sembra indirizzarsi al ripristino d'una relazione fra il quadro e lo spazio circostante; fra una dimensione tutta virtuale ed allusiva e l'intreccio dei percorsi reali.
s.r. (1987)