FEDERICO PASSARO: BUT SPEZZATO APPARENTLY
Fra le tendenze emerse attorno alla metà degli anni '80, la contaminazione fra differenti tecniche espressive rappresenta il tratto comune forse di maggior rilievo.
Di queste ricerche intermediali (e precisamente di quell'ambito definito come "pitto-scultura") Federico Passaro assume lo schema - se si vuole - grammaticale, sciogliendosi però da ogni vincolo stilistico: se nella koiné improntata a gradevolezze post-moderne affiora, come aspetto dominante dell'opera, l'immagine, nel suo lavoro sembra sia "la stessa conformazione materica ad imporsi in immagine" (Crispolti).
L'addensarsi di elementi in legno, di schegge, chiodi, del colore, non si riporta ad una dimensione analogico-rappresentativa, bensì - piuttosto - ad una sorta di regola dell'eccesso che identifica la significazione pittorica con la sua "evidenza organica".
La densità cromatica e l'accumulo dei materiali (così come, per converso, le incisioni, le fratture, le combustioni che Passaro vi pratica) si propongono un obiettivo parossistico; attuano uno scarto drammatico dalla norma comunicativa per attingere una condizione di primarietà non mediata.
All'interno di questo dato di fondo si delinea tuttavia una volontà di costruzione, si esperisce un procedimento formativo teso ad istituire un legame forte fra i singoli frammenti (etra questi ed il supporto).
Ciò non introduce comunque la materia in un ordine compositivo estraneo (come accade, ad esempio, negli assemblages di Schwitters, ove l'oggetto di scarto è integrato in una logica di astrattismo neo-plastico) ma ne sottolinea, al contrario, la vitalità pulsante, inesauribile che Dotremont e Jorn - in una delle loro peintures-mots, indicavano come l'aspetto centrale della creazione artistica : "Il y a plus choses dans la terre d'un tableau que dans le ciel de la théorie esthetique".
s.r. (1990)