ITALO PRIMI DAL "NOVECENTO" ALLA PITTO-SCULTURA
Sebbene redatta con qualche ritardo, a mostra ormai chiusa, questa nota sulla retrospettiva che il Comune di Rapallo ha dedicato "alla realtà poliprospettica" dell'arte di Italo Primi (1903-1983) appare comunque utile a segnalare la rilevanza d'una "ricerca, meditata nel tempo e severamente controllata con chiarezza coscienziale", ancora non adeguatamente riconosciuta.
Allievo della Ligustica negli anni '20, Primi viene gradualmente trapassando nei due successivi decenni da moduli espressivi in cui - come rileva in catalogo Germano Beringheli - "l'oggettualità naturale è ancora guardata con estremo rispetto" benché la freschezza immaginativa dell'artista sappia trarre "dall'incontro col vero, annotazioni formali inedite".
Esiti maggiori e più autonomi vengono raggiunti nelle sculture realizzate negli anni Quaranta, in particolare con "Figura", un busto femminile in bronzo del '43, nel cui modellato diseguale, scabro, è preannunciata la svolta che tra il 1947/48 ed il 1955 condurrà Primi a misurarsi - pur mantenendo innegabili riferimenti figurativi - con le poetiche dell'informale.
Dopo un periodo dedicato ad un sempre più sottile approfondimento stilistico, l'ultima (e forse maggiore) stagione dell'artista s'inaugura sul finire degli anni '60, caratterizzata dalla produzione di una serie di pannelli in legno dipinto ove l'accostamento alle ricerche ottico-cinetiche all'epoca al centro dell'attenzione si realizza in modi affatto originali che si direbbero (ed un'opera di poco antecedente come "Farfalla" ne costituisce riprova) sensibili più a taluni risvolti delle prime Secessioni europee od alle "compenetrazioni iridescenti" di Balla che alla visualità fredda del GRAV o del Gruppo N.