Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





EMILIO PRINI

"Dal 1967 (data della sua partecipazione alla prima mostra dell'Arte Povera, a Genova, critico: Germano Celant; gallerista: Francesco Masnata) a oggi Emilio Prini ha resistito all'opera di identificazione messa in atto nei suoi confronti dal sistema dell'informazione, della cultura e del mercato. Non è mai diventato personaggio per restare quella persona (nel senso latino di maschera) in cui il genio non ha mai smesso di creare risonanze".
Un'attitudine - questa, descritta da Viana Conti nel catalogo di Pittura 70/80 in Liguria - che trova riscontro sin dal primo manifestarsi dell'attivit artistica di Prini, che nello storico volume celantiano sull'Arte Povera (Mazzotta ed., 1969) si annuncia con un lato di vita chiave biologica, una foto che lo ritrae con un lungo naso finto a fianco di una nonsensica filastrocca in cui l'artista assume (sembra) le vesti di Pinocchio: "devi empire quella tazza / grillino grillino / ma fatina tu sei pazza / di fatica morir, e / oh!".
Il rifiuto del "ruolo" divistico dell'artista (cui si lega probabilmente l'ormai lunga residenza chiavarese, seppure alternata a quella romana) appare tuttavia coerente con i presupposti del suo operare. "Il mondo dell'operatività artistica", annotava infatti Celant in un testo del 1968, con specifico riferimento a Prini, "si riduce al modo dell'essere e dell'agire".
Un'opzione, quindi, per "il carattere empirico e non speculativo della ricerca", a detrimento d'ogni implicazione di carattere non soltanto metaforico e simbolico ma espressivo e persino esistenziale. Con una disposizione non più creativa ("Nulla viene inventato") ma indagatrice ("tutto si scopre"), idonea a ribaltare le convenzioni, stabilendo - ad esempio - che una stanza può essere vista come un Perimetro d'aria, che un uomo può essere la lunghezza del suo passo od, ancora, sperimentando come un'asta elastica di sei metri possa comprimersi all'interno di una stanza di cui eccede le dimensioni.
Il percorso di Prini fra il '67 ed il '71 - nel periodo dell'attività di gruppo degli artisti coinvolti nell'esperienza dell'Arte povera) - è assai intenso: dopo Arte povera - Im Spazio (1967) alla Bertesca, dove tiene l'anno successivo la prima personale (Pesi, spinte, azioni), è presente in numerose rassegne nazionali (da Con temp l'azione, svoltasi Torino nel 1967 al Teatro delle mostre, organizzata a Roma nel 1968 dalla galleria La Tartaruga, a Contemporanea, allestita da Achille Bonito Oliva nel parcheggio di Villa Borghese nel 1971) e nelle più avanzate esposizioni internazionali, fra cui: Propekt 68 (Kunsthalle Dusseldorf, 1968); Op Losse Schroeven (Stedelijk Museum, Amsterdam 1969, dove espone Camping); When Attitudes become Form (Berna, Kunsthalle, 1969, dove peraltro non espone opere); Processi di pensiero visualizzati (Lucerna, Kunstmuseum, 1970, manifestazione alla quale partecipa con l'invio di un telegramma "Confermo partecipazione mostra"); conceptual art arte povera land art (Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna, 1970, in cui figura magnete/serie fotografica/gruppo di 2000 fogli relativo al settembre 1968), Information (New York, Museum of Modern Art, 1970).
In seguito la partecipazione di Prini ad eventi artistici si fa più rara (lo ritroviamo, ad esempio, in Ouverture (1985), la mostra inaugurale del Castello di Rivoli, con Collezione da scavi, una scultura in tondino d'acciaio del 1979, poi a Chiavari nel 1995 ne La natura e la visione e infine nel 1996 alla Ancienne Douane di Strasburgo con un'ampia antologica intitolata appunto Fermi in dogana). Ma non fa specie per un artista in fondo carrolliano (nel '68 scriveva in Pallone, effimera rivista de La Bertesca: "Ho preparato una trappola per Alice nel Paese delle Meraviglie) e come tale esperto in sparizioni.

s.r. (1996)





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