SATURA Associazione Culturale
Piazza Stella 5/1, 16123 Genova.
Intervengono: Pierre Restany, Rossana
Bossaglia, Viana Conti, Matteo Fochessati, Sandro Ricaldone
Figure
d’eccezione come Pierre Restany e Rossana Bossaglia sono state convocate
a Satura Associazione Culturale Genova al fine di presentare il volume
storico-critico PLINIO MESCIULAM: IL SISTEMA MOHAMMED, opera di indubitabile
testimonianza epocale di un modo di fare e di pensare l’arte, anticipandola
come rete collettivo-connettiva, a partire dal progetto di un unico artista verso
le grandi voci protagoniste dell’arte contemporanea come pure verso
costellazioni visibili e non visibili di interlocutori orbitanti nella galassia
della cultura mondiale.
L’opera entra in distribuzione in una formula
editoriale che le restituisce tutto il suo valore profetico, emblematico,
estetico. La prefazione di Pierre Restany, l’introduzione di Viana Conti, i
commenti attuali di Matteo Fochessati e Sandro Ricaldone, una raccolta davvero
preziosa e singolare di lettere e di recensioni internazionali, i diagrammi e
le norme degli annuari,una selezione di testi critici fondamentali, la
ripetizione, graficamente martellante, dei nominativi dei destinatari e dei
mittenti, collocano il volume in una lucida e implacabile prospettiva storica,
a un quarto di secolo dall’ideazione del Sistema
di Comunicazione Ristretta da parte del suo noto, stimato, talvolta anche
criticamente scomodo, autore.
"L’Operazione Mohammed – è P. Restany che scrive – concepita e diretta da Plinio Mesciulam fra il 1976 e il 1981, costituisce
un notevole intervento sulla trama complessa dei circuiti d’ informazione, una formidabile
anticipazione dei sistemi di comunicazione connettiva, così come oggi si sono
sviluppati sotto l’impulso della telematica, un vero incunabolo dell’Internet.
Questo libro rende giustizia alla
folgorante intuizione concettuale di Mesciulam che ha saputo “vampirizzare” la
sostanza informativa individuale (limitata) e proiettarla in circuiti (unità)
dalla vocazione metacomunicante, abbattendo così la frontiera fra la
comunicazione privata e quella pubblica. La rimessa in questione, negli anni
Settanta di questo fondamentale taboo del conformismo espressivo è da
considerare a suo credito e, come utente consapevole dei circuiti (unità) di
Mohammed, sono orgoglioso di associarmi a questo omaggio". Matteo
Fochessati rileva che "Mesciulam non si
limita mai, sia nel caso di Mohammed,
sia in quello delle Macroscopie del
segno precario, ad una mera analisi sull’ estetica delle potenzialità
espressive degli strumenti di comunicazione del quotidiano. In entrambe le
esperienze, si tratta anche di scavare con la lente di ingrandimento negli
spazi interstiziali di un vissuto quotidiano che in molti sensi accomuna le
nostre esistenze". "Nella prima fase – scrive Sandro Ricaldone -
muovendo da una scelta che oggi verrebbe bollata come spamming per i risvolti
d’intrusione nella privacy che implicava, l’autore ha tradotto in una realtà
debitamente fittizia un circuito articolato su molteplici livelli…nel secondo
momento l’attenzione si sposta sulla rete, con la possibilità, per il
destinatario, di ridiffondere". il messaggio moltiplicandolo
esponenzialmente, e di retroagire sul mittente.
Curatrice
del volume, insieme a Plinio Mesciulam, che ne ha scelto la grafica, a Domenico
Papalìa, collezionista e sponsor e a Carla Salvatici redattrice, Viana Conti
ricorda che Il Sistema Mohammed, con
il suo statuto, le sue regole, le modalità di diffusione del messaggio, di
assegnazione e legittimazione di un certo collezionismo, per primo, a livello
internazionale, ha conferito alla xerocopia a colori il grado di unicità, a
un’editoria minimale una distribuzione intercontinentale e capillare al tempo
stesso. Se criticamente è Pierre Restany che lo consegna alla storia,
geograficamente è il J. P. Getty Museum
di Los Angeles, proprietario di una copia di tutto il corpus dell’opera, che se
ne fa depositario. Ancora e in particolar modo nel
2001 Mohammed è figura così
provocatoriamente critica e intrusiva da sollecitare l’interesse e la
discussione di esegeti, storici, filosofi, semiologi, tecnici
dell’informazione. Se nella rete di un pianeta, allora senza reti che lo
connettessero come oggi da un estremo all’altro, sono caduti dei protagonisti
dell’arte contemporanea quali Vito Acconci, Alighiero e Boetti, Giuseppe Chiari,
Dan Graham, Robert Filliou, Dick Higgins, Robert Kushner, Robert Mangold, Mimmo Paladino,
Luca Patella, Arnulf Rainer, Niele Toroni, Franco Vaccari, Ben Vautier, Wolf Vostell,
nonché soggetti già altamente esposti al contagio, che si connota come vampiresco,
di Mohammed, quali Anna Banana, Ken Friedman,
Bill Gaglione, John Held, Ray Johnson, e sono solo alcuni di un elenco smisurato, è segno che la
qualità del suo motore comunicativo è tale da divenire inarrestabile, al di là
della volontà e della presenza stessa dell’autore. A chiunque oggi è consentita
la verifica di tali affermazioni cliccando,
comodamente dalla poltrona di casa, sul sito web del Documentation Center of the J.
P. Getty Museum di Los Angeles.
Assumendo l’esistenza intermittente tra la notte e il giorno, tra la luce e le tenebre, del vampiro, colorando la sua scrittura col rosso sangue, Mohammed tocca uno dei temi cruciali dell’umanità: la morte.
E’
innegabile che Plinio Mesciulam, genio mediterraneo, tende verso la
Mitteleuropa proprio come Boecklin, genio mitteleuropeo, tende verso la
Mediterraneità: entrambi oscillano tra la misura e la dismisura, tra la
sottrazione e l’eccesso, tra la luce e l’ombra, lo spazio vuoto o vorticoso.
Quel vertice-abisso che l’artista svizzero tocca nella Toteninsel, viene colto, giusto alle soglie del terzo millennio, da
Mesciulam, nell’abbacinata Lebenstanz
dei suoi filanti ed affilati Ritratti d’ombra, dove sorprendentemente si riscontra
questa lucida premonizione di Walter Benjamin: Ich bin ein Maler der aus Schatten / das wunderbarste Bildnis malt...