Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





MARIO ROCCA

Fra segno e figura, in uno spazio pittoricamente caratterizzato da mobilità tensionale ed immaginativa, da intensità materiche e d'accensioni cromatiche, il percorso artistico di Mario Rocca si è svolto con moto alterno.
Se in un una prima fase è la figura, colta in un dinamismo esasperato, ad organizzare attorno - ed all'interno - del suo profilo un segno impulsivo, sostanziato di addensamenti e di rarefazioni, dilatato talvolta in una deformazione intesa a creare una percezione accentuatamente plastica, spingendosi talvolta a debordare dall'ambito del dipinto, da ultimo - dopo un periodo pi essenzialmente gestuale - è l'universo astratto dei segni a ritornare allusivamente sullo scenario naturale o quotidiano, assumendone mimeticamente le declinazioni tonali od inglobando frammenti appena riconoscibili di cose.
Sin dalla prima fase, ancora negli anni '70, in cui "la figura da nucleo fermo arrivava a costituirsi matrice aggressiva dello spazio (…) un nucleo gesticolante nello spazio e che lo spazio occupa al limite delle possibilità energetiche del volume" (Bruno) si evidenzia nel lavoro di Rocca un intento d'adesione e - nel contempo - un volersi distaccare dal mero dato visivo per puntare su una sua trasfigurazione immaginativa, sottolineata anche - come ancora nota Gianfranco Bruno - da un colore che da atmosferico diveniva "per così dire psichico".
Attraverso questa sorta di affrancamento dal reale (che produrrà tuttavia, quasi per contrappasso, nell'opera ultima un riaffiorare di lacerti oggettuali), attraverso la deformazione espressiva e la vibrazione del ductus, il segno acquisisce dimensione autonoma, aderendo all'impulso (o addirittura ad un impeto) gestuale rimarcato nuovamente da un impiego del colore incentrato su valori timbrici e dissonanti.
Nelle prove della seconda met degli anni '80 (già in sé discoste, per le rammentate componenti "mentali" e segniche, dalla temperie atmosferica dell' ultimo naturalismo ligure) si coglie altresì - nella ricerca di una dinamica strutturazione spaziale - una declinazione che oltrepassa gli stilemi ripetitivi della tendenza neo-informale all'epoca in voga.
Da ultimo "il bisogno di creare una continuità drammatica fra figura e spazio, fra storia e segno" ha portato l'artista "a cercare nuovi strumenti e nuove forme che gli permettano una più organica interconnessione fra l'operazione del gesto pittorico e i dati affioranti, come memoria, dalla realtà" (Sborgi).
Così, dagli inserti fotografici proposti in alcune tempere ancora negli anni '80, si è giunti agli odierni dipinti, ove l'intreccio autonomo dei segni è interpolato da squarci di rappresentazione (in cui compaiono oggetti, come la motocicletta, emblematici della contemporaneità); ove l'equivalenza formale e la discrepanza semantica istituiscono all'interno dell'opera un campo di tensione che replica il rapporto complesso fra vissuto e manifestazione estetica.

s.r. (1995)

 

 





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