Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





CARLA SANGUINETI


Che un'artista ligure dedichi un'opera alla memoria di Gandhi, nel cinquantenario della sua tragica scomparsa, non stupisce, considerato lo spessore storico della figura del Mahatma e, soprattutto, la valenza universale del suo messaggio non violento.
Più singolare, anche in un tempo in cui gli spostamenti intercontinentali sono divenuti relativamente agevoli e le barriere fra le culture vanno riducendosi, risulta il fatto che quest'opera sia stata realizzata in India, a Madurai, nella sede del Gandhi Memorial Museum. Un complesso dove la dimensione storica, rappresentata dalla documentazione sulla lotta per l'indipendenza indiana, convive con la progettualità di una serie di organismi deputati a promuovere lo sviluppo sociale ed economico dei villaggi, ma nel quale l'arte contemporanea entra per la prima volta.
Al di là delle contingenze, è probabilmente il percorso dell'autrice a lasciar trasparire le ragioni dell'incontro. Iniziato nei primi anni '60 all'Università di Genova, a contatto con la personalità vulcanica di Eugenio Battisti, l'itinerario di Carla Sanguineti mostra infatti un'impronta polivalente in cui allo studio dell'arte nei suoi svolgimenti storici s'affianca l'impegno organizzativo in ambito culturale, ed alla riflessione sull'identità femminile una ricerca artistica ove la pratica della scrittura s'alterna a quella dei linguaggi visivi.
A rinviare al tema gandhiano non è però il carattere multiforme della sua attività, che negli anni più recenti l'ha vista occupata a trasformare una barca in ambiente di gioco per i bambini di un asilo di Sarzana mentre si dedicava a promuovere un fondamentale Convegno sulla figura di Mary Shelley. Il collegamento sembra risiedere piuttosto nella specifica attenzione riservata al tema della violenza, riflessa nella collana editoriale "La ferita e l'arma", curata per il Centro Donna di La Spezia.
Come in Evil becoming light, un'altro recente lavoro imperniato sulla figura di Gandhi, nella installazione realizzata per il museo il male - dolore fisico ma soprattutto lesione dell'ordine morale - provocato dalla ferita si ribalta nella luce di una testimonianza sciolta da ogni compromesso. L'artista ha rievocato l'assassinio del Mahatma per mano di un giovane fanatico indù, che ne avversava la politica di conciliazione con i musulmani, la sera del 30 gennaio 1948, disponendo un "kadi" (il semplice abito bianco di cotone che Gandhi indossava ed il cui originale, attraversato dai fori delle pallottole, è conservato nel Museo) su una lastra metallica rivestito d'una pellicola specchiante. Insieme ad esso un velo rosso, donato da una donna indiana.
La conformazione ondulata impressa al supporto, caratteristica dell'opera di Carla Sanguineti, fa comparire macchie e striature che paiono squarciare l'abito, mutandosi - col variare del punto di osservazione - in scie luminose dirette verso l'alto. Ad indicare, forse, la possibilità di superare lo stadio della violenza in una dimensione di chiarificazione interiore.

s.r. (1998)





HOME PAGE

ARCHIVIO ARTISTI

MOSTRE A GENOVA