AUGUST WALLA
A poco meno di un secolo dal primo studio sull'argomento, "L'art chez les fous", pubblicato sotto
pseudonimo nel 1907 dallo psichiatra francese Paul Meunier, l'arte dei malati di mente ha conquistato
un'udienza sempre più vasta e positiva, tale da ribaltare il perentorio giudizio che a suo riguardo
aveva formulato Cesare Lombroso, proclamandola caratterizzata da inutilità, assurdità ed atavismo.
Se la prima rivalutazione nasce entro la cerchia dei terapeuti, con gli studi pionieristici di Walter
Morgenthaler, studioso di Adolf Wölfli, prolifico autore internato in un ricovero di Berna, e di Hans
Prinzhorn, promotore della collezione ospitata presso la Clinica Psichiatrica Universitaria di
Heidelberg, sono le avanguardie artistiche di matrice espressionista del primo '900, sensibili - per
via del radicale contrasto con i canoni consacrati dell'arte - alle suggestioni esercitate dai "valori
marginalizzati del primitivo e dell'irrazionale" (Caroline Douglas), a diffondere la conoscenza del
fenomeno oltre i confini della ricerca medica, ciò che contribuì in seguito a suscitare l'accusa, da
parte del regime nazista, di aver creato "arte degenerata".
Sul finire degli anni '40, a ridosso della conclusione del secondo conflitto mondiale, fu ancora
l'azione di un artista, Jean Dubuffet, sostenuto da figure di grande prestigio intellettuale come
André Breton, fondatore del Surrealismo, e Michel Tapié, teorico dell'informale e dell'art autre,
a dare risalto a quella che da allora fu chiamata Art Brut, con la formazione della vasta
collezione ora visitabile a Losanna e la pubblicazione di una serie di quaderni monografici sugli
autori più significativi fra gli emarginati (detenuti, ricoverati in asili psichiatrici od in ospizi
di qualunque tipo, originali, solitari, rifiutati) privi di cultura artistica.
Parallelamente, in ambito psichiatrico, andavano sviluppandosi nuove esperienze, nel cui ambito veniva
incoraggiata la libera creazione. Fra queste una posizione di rilievo spetta alla "Casa degli Artisti",
alloggio-atelier aperto da Leo Navratil all'interno della clinica di Maria Gugging, presso Vienna, a
seguito della identificazione, fra i pazienti, di alcuni singolari talenti, la cui opera è già comparsa
a Genova nella rassegna "Figure dell'anima", svoltasi nel 1997 a Palazzo Ducale ed in una specifica
collettiva presentata nel 1999 alla Palazzina San Lorenzo del Porto Antico. Animatori di quest'ultima
iniziativa, Linda Kaiser e Francesco Masnata approfondiscono ora il discorso proponendo sino al 27
giugno 2003, nella sede della galleria Kaiser Art & New Trends in via del Molo 5 R., una personale di
August Walla, ospite della casa di Gugging dal 1983 alla scomparsa, avvenuta nel 2001.
L'esposizione raccoglie venti lavori realizzati fra il 1990 ed il 2000 che documentano l'universo
mitologico e simbolico dell'autore, popolato di angeli e divinità, note ed inventate, con cui si
identificava, ed il suo stile peculiare, imperniato sui profili schematici delle figure e sulle
tramature decorative che li rivestono con una resa coloristica di grande vivacità.
Al centro della rassegna un dipinto di grande dimensione, "Allah-Isoth", in cui compaiono, sulle vesti
dei personaggi rappresentati, i grandi caratteri con cui Walla era solito marcare le sue stanze ed il
paesaggio circostante (le case, le strade, gli alberi), con un procedimento espansivo ed un'aspirazione
totalizzante.
"Le opere di Walla - precisa Maria Parucki nel catalogo di una mostra tenuta alla Galleria Gottardo di
Lugano nel 1993 - ci accompagnano in un fantastico mondo immaginario che presuppone una messa in
discussione della propria identità sessuale, della religione cattolica, della politica e dell'ambiente".
Un mondo che "obbliga lo spettatore ad una continua ricerca e scoperta ma che comunque gli rimarrà
sempre in qualche modo precluso".
s.r. (2003)